lunedì 24 dicembre 2012

 "NATALE", di Guido Gozzano

La pecorina di gesso,
sulla collina in cartone,
chiede umilmente permesso
ai Magi in adorazione.

Splende come acquamarina5
il lago, freddo e un po’ tetro,
chiuso fra la borraccina,
verde illusione di vetro.

Lungi nel tempo, e vicino
nel sogno (pianto e mistero)10
c’è accanto a Gesù Bambino,
un bue giallo, un ciuco nero.

mercoledì 12 dicembre 2012

LA DOPPIA SEGNALAZIONE

Poniamo oggi all'attenzione dei lettori un saggio a firma dello studioso Francisco Rico e la sua presentazione, ad opera di Cesare Segre, sul Corriere della Sera di martedì 11 dicembre. Il libro pone in primo piano la figura del grande scrittore Francesco Petrarca, uno dei padri della nostra letteratura e umanista "ante litteram" per eccellenza; ma il Petrarca che ci presenta Rico è non soltanto l'erudito e infaticabile scopritore di manoscritti e di belle lettere ma l'uomo in carne e ossa, specialmente nei suoi rapporti con i suoi due grandi "antagonisti" del trecento, ovvero Dante e Boccaccio. Tuttavia, se nei confronti del secondo, lo studioso di Valchiusa tenne spesso un atteggiamento di fraterna amicizia ma anche di paternalistico sussiego di chi si considera superiore, è nei confronti del primo che risultano le particolarità più interessanti: tra le righe delle opere di Petrarca e in mezzo ai lacerti della sua coscienza, scritta e riportata dal fitto epistolario, emerge il tratto di una personalità molto critica e caustica, se non forse invidiosa, nei confronti dell'autore della Commedia. Petrarca sarebbe stato dunque alquanto sprezzante nei confronti delle opere dei suoi due grandi antagonisti, predecessore il primo (e, ovviamente, per motivi anagrafici mai conosciuto) e caro amico il secondo; e nei confronti di Dante e Boccaccio, Petrarca fu decisamente scettico, senza reticenze, per quanto riguarda la scelta del volgare a dispetto del più aristocratico e letterario latino, la lingua da lui invece prediletta per la stesura di gran parte delle sue opere. Senza sapere che egli stesso è rimasto celebre nella storia delle lettere proprio per la sua opera "minore", quella che lui considerava come un suo scritto secondario e quasi alla stregua di un personalissimo diario in cui riporre le proprie intimità e gli stati d'animo di un animo innamorato: cioè quel Canzoniere che ci ricorda il suo lungo percorso d'amore per Laura, un'altra delle donne "eterne" della letteratura. Il libro di Rosi ci mostra appunto tutti questi aspetti, con l'aggiunta di dettagli biografici (un "gossip" trecentesco?) che rendono ancora più appetibile il racconto che ci viene presentato, al di là e non soltanto per specialistici di italianistica accademica.


martedì 4 dicembre 2012


LA SEGNALAZIONE: un omaggio a un grande maestro della filosofia.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/12/02/giovanni-reale.html?ref=search